IL NUOVO NUMERO DI EPIGRAPHICA 84° 2022, CAROCCI EDITORE

ARRIVATO ADESSO
EPIGRAPHICA LXXXIV, 2022, Carocci Editore
In distribuzione
Dalla Introduzione di Attilio Mastino
<<È per me un piacere e un onore presentare questo LXXXIV volume di “Epigraphica, periodico internazionale di Epigrafia” fondato da Aristide Calderini, con il sottotitolo iniziale di “Rivista italiana di Epigrafia”, dopo il congresso di Amsterdam (il primo Congresso epigrafico internazionale) in quel terribile 1938, editore Ceschina di Milano.


Questo volume, datato ad agosto 2022 alla vigilia del XVI Congressus internationalis Epigraphiae Grecae et Latinae di Bordeaux, viene pubblicato per la prima volta dal prestigioso Editore Carocci di Roma, una nostra vecchia e apprezzata conoscenza.
A partire dalla prima registrazione del 15 marzo 1974 nr. 586, la proprietà era stata assunta dai Fratelli Lega in data 27 ottobre 1999, due anni dopo Mirta Tanesini era diventata rappresentante legale. Era stata Angela Donati a chiamarmi a dirigere con lei dal 2010 la rivista assieme a Maria Bollini; otto anni dopo sono subentrato come direttore, all’indomani della sua scomparsa avvenuta il 13 ottobre 2018, anche per volontà dell’Editore F.lli Lega e della Famiglia: e ciò dal numero LXXXI, con registrazione al Tribunale di Ravenna del I luglio 2019, con l’aiuto di Maria Bollini. Quando il proprietario Fratelli Lega ha ceduto la proprietà della testata con generosità e amicizia, si è arrivati a chiedere la cancellazione dal Registro Stampa del Tribunale di Ravenna in data 22 marzo 2022; dal giorno successivo con provvedimento nr. 797/2022 (Registro Stampa nr. 1/2022) la rivista è stata registrata presso il Tribunale di Sassari. Cambia il proprietario, il rappresentante legale, l’Editore, la Tipografia, ma Epigraphica mantiene pienamente tutte le caratteristiche di internazionalità, di scientificità, di un approccio volto allo studio delle iscrizioni latine e greche e alla problematica dell’epigrafia antica: il nostro comune proposito è quello di procedere ad un ampio rinnovamento e ad un rilancio della Rivista e della Collana “Epigrafia e Antichità”, ritrovando un patto di collaborazione tra le Università di Bologna, di Sassari, di tante altre Scuole e di tante altre realtà del mondo che viviamo.


Come ho già fatto a Bertinoro qualche mese fa, per il XII Convegno “Bartolomeo Borghesi”, in memoria di Angela Donati, presentando il volume precedente, voglio esprimere intanto un vivo apprezzamento per l’azione svolta per cinquanta anni, dai
nostri Editori (in particolare negli ultimi tempi da Vittorio Lega) per assicurare la regolare uscita di Epigraphica, con questi volumi pieni di novità e di sorprese, grazie all’impegno del Comitato scientifico e del Comitato di redazione; gli ultimi numeri della rivista sono sotto gli occhi di tutti, con un prestigio scientifico e un orizzonte internazionale che desideriamo ancora allargare, facendo tutti gli sforzi possibili per mantenere standard qualitativi alti, soprattutto per proseguire un servizio a favore degli specialisti più determinati ad indagare il mondo antico con un approccio originale
e non convenzionale, con la capacità di entrare in sintonia con realtà tanto complesse, col desiderio di applicare la critica testuale a documenti talora frammentari, ma che hanno il vantaggio di collegarci al passato senza intermediazioni, con tante prospettive
inattese, formulando mille domande alle quali non sempre è possibile dare delle risposte certe. La rivista è stata affiancata dalla collana “Epigrafia e Antichità” che ha raggiunto i 48 titoli, con molti nuovi progetti per il prossimo futuro. Il nuovo Editore, al quale siamo davvero grati, preannuncia una profonda riorganizzazione della Rivista e della Collana d’intesa con la proprietà e con la pubblicazione on line dell’intera serie degli 83 volumi di Epigraphica.
Presentiamo ora tante novità, molte iscrizioni inedite, con uno sguardo internazionale e in un orizzonte di fortissimo rinnovamento, nel quale vorremmo coinvolgere tutto il mondo degli specialisti. Sempre più intendiamo procedere insieme sui differenti versanti di una disciplina davvero vivace che non si limita a presentare le scoperte delle nuove iscrizioni greche o latine, ma che investe pienamente il tema della comunicazione nel mondo antico, dell’acculturazione e della formazione dell’opinione
pubblica, si allarga alla storia degli studi, alle relazioni con l’archeologia e con la storia dell’arte, con la papirologia e con la numismatica; oggi ancor più grazie all’informatica, alle nuove tecnologie digitali, alla fotogrammetria, alla computer vision, al trattamento delle immagini, alla modellizzazione in 3D tramite lo scanner laser, alla collocazione dei reperti sul territorio tramite GPS e al rilevamento dei siti archeologici.
Lasciatemi però ricordare ancora una volta il debito che abbiamo contratto nei confronti di Giancarlo Susini e Angela Donati, la loro passione, la loro generosità, la loro disponibilità senza uguali, il magistero del loro insegnamento, la loro amicizia, che in qualche modo continua con le famiglie e gli allievi. Pensiamo che entrambi
avrebbero gioito con noi per l’uscita di questo 84° volume di Epigraphica che arriva a quasi 700 pagine con gli interventi di oltre 50 autori provenienti da tanti paesi diversi.
In 29 articoli, 8 schede e notizie, 5 recensioni (tra Roma, il Latium adiectum e la Lucania), le consuete Nouvelles Aiegl firmate dalla Presidente Silvia Orlandi e dalla Segretaria Generale Camilla Campedelli.
Vorremmo dire grazie agli autori, ai membri del Comitato scientifico e del Comitato di redazione, ai tanti revisori anonimi; insieme esprimere l’ammirazione per le molte imprese scientifiche di Università, Soprintendenze, Centri di ricerca, Deputazioni
di storia patria, Musei (penso all’impresa del Louvre a Gabii), istituzioni che hanno preceduto e reso possibili questi interventi in Italia ma in tutto il Mediterraneo: scavi, indagini in depositi, archivi, collezioni private, biblioteche, attentissime verifiche filologiche ed epigrafiche, fondate su un metodo che condividiamo tutti, quello
dell’autopsia dei documenti spesso dispersi, della ricerca dei testi collocati in collezioni o come le iscrizioni rupestri incatenate ad un territorio, ad un paesaggio e ad un ambiente; con l’utilizzo delle nuove tecnologie; riaffermiamo la responsabilità dei singoli studiosi nello stabilire il testo, nel colmare le lacune, nel proporre confronti,
con una maggiore o minore capacità di collegare spunti, idee, prospettive di ricerca, con un metodo che ha ormai caratteristiche di piena scientificità e che rende sempre più l’epigrafia una disciplina incardinata anche nell’ambito delle scienze sperimentali,
per quanto radicata nelle scienze umanistiche. Mi ha sorpreso come trent’anni fa, celebrando i cinquant’anni di Epigraphica, Giancarlo Susini avesse ben chiari il ruolo innovativo dell’epigrafia tra le discipline classiche, nei tempi nuovi che già si profilavano all’orizzonte, quelli dei social, dei messaggi rapidi e concisi, delle immagini: «l’epigrafia come scienza dell’acculturazione, di interprete dei processi anche periferici tra scrittura e lettura, di storia dei momenti civili dello sviluppo culturale» (“Epigraphica”,
cinquant’anni: l’Epigrafia sul Duemila”, in L’Epigrafia del villaggio [Epigrafia e Antichità, 12], Fratelli Lega Editore, Faenza 1993, pp. 7-13).
Oggi, raccogliendo gli stati d’animo di tutti, desidero riaffermare che siamo onorati per l’impegno degli autori, per la novità dei risultati con l’imponente materiale inedito che viene presentato in questa sede, per l’attenzione al tema della geografia nella storia, per il rapporto tra epigrafia, topografia, archeologia, tra mondo greco e mondo romano. Gli argomenti affrontati spaziano dall’età repubblicana all’età imperiale: l’Area Sacra di Sant’Omobono, col monumento onorario dei Domizi Enobarbi, verosimilmente i primi tre consoli della famiglia (192, 162, 122 a.C.). I fasti dei pretori,
con riferimento a C. Cassius Longinus nel 170 a.C., in un’iscrizione di Kibyra in Pisidia-Licia. La guerra civile in età sillana, la celebre Turma Salluitana da Casinum, con il P. Otacilius Arranes, forse di origine iberica. I formulari adottati dalle aristocrazie cittadine in Occidente, con la sottolineatura del titolo di primus nella generosità evergetica, nelle magistrature, nei sacerdozi, e ciò in ambito locale o provinciale. L’epigrafia urbana, partendo dalla riscoperta di molti dati sulla presenza di militari a Roma, in
particolare di equites singulares Augusti. La storia del collezionismo antiquario, come le iscrizioni pubblicate per la prima volta tutte insieme che permettono di aggiungere un altro piccolo tassello alla conoscenza dell’intenso rapporto che ci fu tra la famiglia
Torlonia e le antichità romane. Sono numerosi i nuovi apporti di inediti, le riletture, le edizioni critiche, come a Roma, a Ninfa in provincia di Latina, a Nettuno, a Pescara, alcune di interesse storico. L’instrumentum, dalla lamina di piombo, iscritta in greco
ritrovata presso Monte Casasia, sui Monti Iblei, uno dei luoghi di contatto fra Siculi e Greci lungo la valle del fiume Dirillo, ora nel parco archeologico di Camarina; i frammenti di opus doliare di Ap. Iunius Silanus e L. Casperius Aelianus dal Parco archeologico
di Baia; le tessere mummularie di Gabi e di Pompei; la provenienza campana o meglio gallica delle anfore Dressel 2 con Caedicia Victrix, Cornelius Pollio, Claudius Claudianus, Homuncio. In Portogallo a Coninbriga, con una riflessione inedita sulla
c.d. legge municipale betica, che in realtà ora viene presentata come una tabula patronatus; dalle scene di banchetto funerario dalla Meseta settentrionale spagnola ai tituli sacri dedicati a divinità in memoria di singoli individui dalla penisola iberica; le urne
cinerarie inedite di Carmona (Siviglia); le attestazioni della tribù Pomptina in Tarraconense ma anche in altre province occidentali; e poi un gruppo di nuove iscrizioni da Emerita Augusta conservate nel Museo Arqueológico de Arte Romano de Mérida; in Grecia a Patrasso con la formula ex decurionum decreto locus datus; a Salona in Dalmazia von un’indagine onomastica che testimonia la possibilità di indagare la grande mobilità di alcuni personaggi e di alcune famiglie (fino in Dacia). In Germania, a proposito di una inedita riflessione storica sulla crisi di potere dell’imperatore Traiano nella Renania romana nell’anno 97-98 sulla base dei diplomi militari; le divinità, come le dee sorelle celtiche Matres Suleviae, con le loro funzioni, i loro cultores, il rapporto con l’esercito dalle due Germanie alla Pannonia, alla Moesia, alla Belgica; in Cilicia col governatore Voconius Zeno, nell’età di Gallieno; in Pamfilia con la dedica a Traiano, a Ulpia Marciana e, probabilmente, a Pompeia Plotina nel 101-102; in Bitinia, col ritrovamento a Nicaea di una base con dedica posta dai Nemesiastai al proconsole d’Asia L. Venuleius Montanus Apronianus Octavius Priscus, nel 138-139 d.C. Infine la Val
Tiberina, la Sicilia e la Sardegna cristiane, con tante prospettive rinnovate. A sé sta il corpus delle iscrizioni aramaiche dall’Armenia e dall’Iberia caucasica, che rappresenta davvero una novità, arrivando fino al III secolo d.C. E le fonti manoscritte, come le
epigrafi milanesi nel ms. Chigi I.VI.203 ora alla Biblioteca Apostolica Vaticana la cui tradizione risale con buona certezza a Ciriaco d’Ancona: con una nuova prospettiva sulle modalità di trasmissione, già nel corso del XV secolo, del materiale epigrafico,
col ruolo svolto dall’intellettuale piacentino-milanese Gabriele Paveri Fontana, allievo di Francesco Filelfo, un possibile corrispondente lombardo di Ciriaco. Altre fonti manoscritte,
come per il carme di Spello, con la figura del giureconsulto Guido Olorini; poi la storia della disciplina, la nascita del Corpus Inscriptionum Graecarum, la storia degli studi, ancora le lettere inedite di Theodor Mommsen a Giovanni Battista de Rossi
e a Bernardino Biondelli per il Varesotto; il riesame critico delle iscrizioni friulane della Biblioteca Palatina di Parma, attribuite ad una mano identificata con il falsario udinese Girolamo Asquini; le annotazioni e postille di Bartolomeo Borghesi ad una copia dei primi quattro tomi del Novus thesaurus veterum Inscriptionum di Ludovico Antonio Muratori. Più in generale il problema della falsificazione epigrafica, il recupero di alcuni documenti ligoriani che vanno invece rivalutati, correggendo la severità degli editori del Corpus Inscriptionum Latinarum.
Il risultato è una riflessione a più voci, condotta con intelligenza e in profondità, sul tema difficile del contributo che la documentazione epigrafica può dare alla conoscenza della complessa organizzazione amministrativa, militare e fiscale nel mondo
romano, con l’evidente vantaggio di cogliere aspetti di dettaglio non considerati in altre fonti. Con tutti i limiti della documentazione epigrafica, ma anche con le potenzialità di un metodo di indagine capace di metterci in comunicazione diretta con il mondo antico.
Per un attimo vorrei lasciarmi andare ad una riflessione che mi riguarda personalmente: se c’e una cosa che mi hanno raccomandato i miei Maestri, è stata quella di mantenere un carattere operativo, di estrema sintesi e di concretezza ai miei interventi; non so se sempre sono stato coerente, ma spero che questo sarà il metodo seguito almeno da chi ci seguirà. In ogni caso questa sarà l’impostazione della nostra rivista, che non rinuncerà mai alla caratteristica principale dell’Epigrafia, al suo carattere scientifico, alla capacità di ricostruire senza mediazioni e senza deformazioni rapporti, ambienti, paesaggi che cogliamo con freschezza da un mondo antico che ancora oggi ci parla.
Vorrei guardare ora al futuro rileggendo le belle parole del nostro Maestro. Scriveva alcuni decenni fa Giancarlo Susini, ben prima di Facebook, quasi una profezia che vediamo compiersi sotto i nostri occhi, allargando progressivamente gli orizzonti della nostra disciplina; lo faceva celebrando i cinquant’anni di Epigraphica, mettendo a fuoco più chiaramente il ruolo innovativo dell’epigrafia tra le discipline classiche, nei tempi nuovi che già si profilavano all’orizzonte, quelli dei social, dei messaggi rapidi e
concisi, delle immagini: Vien fatto di porsi – proprio perché Epigraphica si è aperta ad interrogativi sulla classificazione
e sul divenire del sapere – un altro quesito. Come si esprimeranno “epigraficamente” gli uomini del futuro? Forse, mi vien fatto di supporre, esisteranno meno lapidi gloriose, invece più messaggi baluginanti (in connessioni diverse con il linguaggio delle immagini, quindi in sintonia con gli schermi). Forse scriveranno di meno, nelle epigrafi (cioè in pubblico e con intenzioni durevoli) le strutture statuali; scriveranno di più gli uomini associati nelle fedi, nelle clientele, nelle imprese. Forse saranno comunque e per sempre i protagonisti del potere a gestire il potere pubblico.
Epigraphica è aperta a registrare ed a discutere – come durante il suo mezzo saeculum – ogni rivolgimento del modo di pensare e dei modi d’usare del messaggio iscritto: dal profondo delle storie, in avanti.
Quasi una profezia se consideriamo il ruolo dei social oggi per formulare denunce incisive, giudizi stringati, informazioni fulminanti, con uno sforzo di sintesi, basato su abbreviature e convenzioni comuni che vengono da esperienze ben più profonde.
Roma-Bologna-Sassari-Bordeaux, 30 agosto 2022
Attilio Mastino
Direttore di “Epigraphica”>>