EPIGRAPHICA 2021

XII Convegno “Bartolomeo Borghesi”, in memoria di Angela Donati

Bertinoro, 28 ottobre 2021

Presentazione di “Epigraphica, periodico internazionale di Epigrafia” 83, 2021

Attilio Mastino

 

Ho il piacere e l’onore di presentare oggi a Bertinoro, al XII dei Convegni Bartolomeo Borghesi, tra tanti amici e colleghi, il volume 83° di “Epigraphica, periodico internazionale di Epigrafia” fondato da Aristide Calderini nel 1939, con il sottotitolo allora di “Rivista italiana di Epigrafia”, dopo il congresso di Amsterdam (il primo Congresso epigrafico internazionale) nel terribile 1938. Questo volume, datato a settembre 2021, viene pubblicato come di consueto dall’Editore F.lli Lega di Faenza.  Era stata Angela Donati a chiamarmi a dirigere con lei dal 2010 la rivista assieme a Maria Bollini; otto anni dopo sono subentrato come direttore dopo la sua scomparsa avvenuta il 13 ottobre 2018, anche per volontà dell’Editore e della Famiglia e per il generoso legato testamentario nei miei confronti: e ciò dal numero 81°, con registrazione al Tribunale di Ravenna del I luglio 2019, con l’aiuto di Maria Bollini e Antonio Maria Corda.

Con vivo apprezzamento abbiamo visto Vittorio Lega affaccendarsi per l’uscita a Bologna di questo numero di Epigraphica, pieno di novità e di sorprese, grazie all’impegno del Comitato scientifico (Giulia Baratta, Alain Bresson, Francesca Cenerini, Paola Donati, Piergiorgio Floris, Antonio Ibba, Giovanni Marginesu, Marc Mayer, Stephen Mithchell, Paola Ruggeri, Antonio Sartori, Marjeta Šašel Kos, Manfred Schnmidt, Christian Witschell, Raimondo Zucca). E del Comitato di redazione composto da Tiziana Carboni, Simone Ciambelli, Valeria Cicala, Maria Bastiana Cocco, Federico Frasson, Daniela Rigato. L’Editore, al quale siamo davvero grati, preannuncia una profonda riorganizzazione della Rivista e della Collana anche col trasferimento imminente della proprietà e del legale rappresentante e con la pubblicazione on line dell’intera serie di 83 volumi di Epigraphica.  Lasciatemi però ricordare ancora una volta il debito che abbiamo contratto nei confronti di Giancarlo Susini e Angela Donati, la loro passione, la loro generosità, la loro disponibilità senza uguali, il magistero del loro insegnamento, la loro amicizia, che in qualche modo continua con le famiglie e gli allievi.

Pensiamo che entrambi avrebbero gioito con noi per l’uscita – avvenuta una settimana fa – di questo volume di Epigraphica che arriva a 670 pagine con gli interventi di 66 autori provenienti da dieci paesi, dall’Italia e San Marino, Francia, Spagna, Portogallo, Regno Unito, Finlandia, Polonia, Turchia, Canada, USA. In totale 36 articoli, 11 schede e notizie, 6 recensioni, le consuete Nouvelles Aiegl firmate dalla Presidente Silvia Orlandi e dalla Segretaria Generale Camilla Campedelli, i risultati della V edizione Premio Susini finanziato da Terra Italia presieduta da Cecilia Ricci, vinto da Hernán Gonzáles Bordas, con le segnalazioni per i bei volumi presentati da Simone Ciambelli e Chiara Cenati. La commissione giudicatrice per la V edizione era composta anche da Francesca Cenerini e da Silvia Giorcelli Bersani. Concludono l’opera l’elenco dei collaboratori e i 48 titoli della Collana Epigrafia e antichità.

Lasciatemi dire grazie agli autori, ai membri del Comitato scientifico e del Comitato di redazione, ai tanti revisori anonimi. Voglio esprimere l’ammirazione per le tante imprese scientifiche di Università, Soprintendenze, Centri di ricerca, Deputazioni di storia patria, musei, istituzioni che hanno preceduto e reso possibili questi interventi in Italia ma in tutto il Mediterraneo: scavi, indagini in depositi, archivi, collezioni private, biblioteche, attentissime verifiche filologiche ed epigrafiche, fondate su un metodo che condividiamo tutti, quello dell’autopsia dei documenti spesso dispersi, della ricerca dei testi collocati in collezioni o come le iscrizioni rupestri incatenate ad un territorio, ad un paesaggio e ad un ambiente; con l’utilizzo delle nuove tecnologie, delle ricostruzioni in 3D, del laser scanner; riaffermiamo la responsabilità dei singoli studiosi nello stabilire il testo, nel colmare le lacune, nel proporre confronti, con una maggiore o minore capacità di collegare spunti, idee, prospettive di ricerca, con un metodo che ha ormai caratteristiche di piena scientificità e che rende sempre più l’epigrafia una disciplina incardinata anche nell’ambito delle scienze sperimentali, per quanto radicata nelle scienze umanistiche.  Mi ha sorpreso come trent’anni fa, celebrando i cinquant’anni di Epigraphica, Giancarlo Susini avesse ben chiari il ruolo innovativo dell’epigrafia tra le discipline classiche, nei tempi nuovi che già si profilavano all’orizzonte: <<l’epigrafia come scienza dell’acculturazione, di interprete dei processi anche periferici tra scrittura e lettura, di storia dei momenti civili dello sviluppo culturale>>. In questo volume si va dai decreti di Corinto prima della distruzione della città nel 146 a.C. al culto imperiale a Pergamon nell’età di Traiano, al Nord Africa, da Baeterrae in Narbonense a Sarmizegetusa in Dacia, e poi Huelva in Turdetania, Cascantum, Cordovilla de Aguilar in Hispania Citerior; in Betica a Gades e Santisteban del Puerto (Jaén). In Africa Proconsolare, Cartagine e Thignica. Il volume è dedicato in prevalenza all’Italia continentale con ampio spazio per Roma e Portus, ma con approfondimenti su tutte le regiones augustee, dal Latium et Campania con Napoli, Capua, Pompei fino alla Regio X e ad Aquileia. Non manca la Sicilia con Siracusa e Messana. Il tradizionale ordine alfabetico per autore in futuro sarà da abbandonare, a favore di grandi blocchi tematici o a ricostruzioni territoriali omogenee. Ne stiamo discutendo in redazione, ma già questa presentazione è orientata in questa direzione.

Oggi, raccogliendo gli stati d’animo di tutti, desidero riaffermare che siamo onorati per l’impegno degli autori, per la novità dei risultati con l’imponente materiale inedito che viene presentato in questa sede, per l’attenzione al tema della geografia nella storia, per il rapporto tra epigrafia, topografia, archeologia, tra mondo greco e mondo romano. Gli argomenti affrontati spaziano tra la titolatura imperiale, le carriere senatorie ed equestri, i centurioni ed i legionari, l’aristocrazia cittadina, la vita religiosa, i sacerdoti imperiali, i mestieri, la fiscalità, l’epigrafia itineraria come a Gades o funeraria come le 76 iscrizioni pagane inedite conservate nella catacomba dei SS. Marcellino e Pietro ‘ad duas lauros’ oppure a S. Lorenzo fuori le mura, l’instrumentum, i graffiti pubblicitari, l’opus doliare, le scritte su prodotti della farmacopea, le epigrafi amorose greche, la sigillata, il mondo ebraico e quello cristiano. Infine il formulario, il collezionismo antiquario, la storia degli studi, la presentazione di ricerche in corso.

L’aggiornamento delle grandi raccolte epigrafiche dell’Ottocento è discusso approfonditamente in articoli e recensioni: nel volume 2020 di Epigraphica avevamo presentato due supplementi a CIL IX curati da Marco Buonocore : il Supplementum Fasciculus Primus Samnites – Frentani; Fasciculus Secundus Marrucini – Paeligni – Vestini. Ora Cesare Letta anticipa il positivo giudizio sul terzo fascicolo del Supplementum a CIL IX, dedicato all’epigrafia latina di Marsi ed Equicoli: si tratta come ormai sappiamo di una grande impresa internazionale, un’opera monumentale davvero significativa per la scienza epigrafica italiana. Cesare Letta amplia la riflessione e discute trascrizioni, integrazioni e interpretazioni di numerose epigrafi, proponendo costruttivamente alcune nuove soluzioni interpretative che nulla tolgono ai risultati ottenuti dal nostro Marco Buonocore.

 

Se passiamo al secondo fascicolo del supplemento 4 del CIL IV, splendidamente curato da Heikki Solin e Antonio Varone rimandiamo alla nostra positiva recensione: un’impresa collettiva, davvero significativa, che prevede il riesame globale delle iscrizioni parietali pompeiane, che ha coinvolto una nutrita e qualificatissima equipe di ricerca, gli autori ma anche i responsabili dei Musei e delle Soprintendenze e molti studiosi di alcune Università. Questo secondo fascicolo contiene da un lato le aggiunte alle iscrizioni dipinte pompeiane o tout court ai dipinti, cioé ai tituli picti finora pubblicati nel CIL IV, oppure ai tituli picti ercolanensi. Il merito dei curatori sta proprio nella loro capacità di suggerire percorsi nuovi, di proporre alternative, di indicare orizzonti di senso che talora non sono certi ma che testimoniano una profonda conoscenza del mondo classico e della letteratura latina e greca. Un notevole esercizio di abilità e di intelligenza

Ai graffiti (ma di Capua) si dedica anche Ivan Di Stefano Manzella,  che studia il graffito parietale CIL X 4484, recentemente ripreso da Stefano Rocchi.

 

Il bel capitolo dell’epigrafia greca è aperto da Alessio Ranno della Normale di Pisa che presenta il repertorio epigrafico corinzio di II secolo a.C. relativo a decreti e concessioni di onori nel quadro della politica e diplomazia di Corinto tornata nella Lega Achea con un rinnovato protagonismo della πόλις nelle vicende politico-diplomatiche interne al κοινόν del Peloponneso, forse frutto di un’attiva politica di più equilibrata inclusione e cooperazione degli stati membri: un progetto collaudato dalla Lega negli ultimi anni della sua vita che sembra aver sortito dei discreti risultati.

Ergun Lafli e Hadrien Bru, studiano due stele funerarie ellenistiche, un altare quadrangolare dedicato al divus Augustus e alla dea Livia Hera posto in occasione della nomina di due nuovi sacerdoti, uno di Cesare e l’altra una ἱέρηα, moglie di un Melelaos).

Nelle schede e notizie Emiliano Arena presenta un monumento a forma di piccolo tempietto con architrave inscritta inedita che ricorda un Βασ[ι]λίσκος Βουδέλου: siamo nella Messana mamertina alla fine del III secolo a.C., ma l’elemento greco sembra convivere in pace coi mercenari filo-romani.

Marcello Gelone corregge la lettura della base di marmo, sulla quale era posta la statua del generoso consolare L. Crepereius Proculus, posta in segno di gratitudine dai membri della fratria degli Ἀρτεμίσιοι φρήτορες, una delle almeno dodici/tredici suddivisioni civiche di Neapolis.

 

David Martínez-Chico presenta un annulus pronubus donato all’amato Leontius dalla sua donna, in vista del matrimonio.

All’epigrafia greca tarda rimanda una frammentaria iscrizione cristiana di Siracusa studiata ora da Gaetano S. Bevelacqua, con caratteristiche assai peculiari nel formulario della minaccia contro i possibili violatori della sepoltura nelle righe finali, oggi frammentarie: si discute sull’identità del santo invocato nel profeta Zaccaria, che non avrebbe nulla a che fare col padre di Giovanni Battista (e pure col nostro Claudio Zaccaria, eh), ma che sarebbe il sacerdote noto per la maledizione contro i ladri e gli spergiuri (con l’uso di falce e coltello) e nel quadro di un riutilizzo delle scritture in iscrizioni funerarie, amuleti e incantesimi.

Il capitolo relativo alla famiglia imperiale è aperto da Enrico Angelo Stanco che presenta un frammento epigrafico da Lucus Feroniae (Etruria) che sembra menzionare il flaminato iuliale di Agrippa, nell’età di Caligola nell’ambito di un ciclo statuario che comprende anche Germanico, Agrippina e i fratelli e le sorelle di Caligola. Fulvia Mainardis in un articolo che interesserà molto anche gli archeologi, prende in esame due frammenti di iscrizioni monumentali individuate a breve distanza dalla basilica di Aquileia che possono essere ricondotte all’anfiteatro della città, con riferimento agli Iulii.

Discute delle proprietà di Messalina Christer Bruun che dedica il suo intervento alla memoria di Symon Keay, scomparso purtroppo il 7 aprile 2021 a soli 66 anni di età: è come se Simon tornasse a parlarci dei temi e delle sfide scientifiche che gli erano cari, incrociando archeologia, geomorfologia, epigrafia, storia di Portus Romae, nell’ambito dei progetti del Parco Archeologico di Ostia antica, che vede coinvolti anche colleghi dell’Università di Cambridge. Alla fine del XVIII secolo una fistula plumbea iscritta fu scoperta a Portus, alla foce del Tevere. Si nominava un amministratore imperiale o potente magnate del Tardo impero di nome Messal[—].

Un approfondito esame della titolatura imperiale sui miliari iberici è condotto da Alicia Ruiz-Gutiérrez, Francisco-Javier Pérez-Rodríguez, che presentano lo studio di un miliario dell’imperatore Decio e di Erennio Etrusco Cesare ritrovato a Cordovilla de Aguilar, nella parte settentrionale della provincia di Palencia (Castiglia y León). Il nuovo esemplare si unisce ai venticinque miliari Decio ritrovati fino ad oggi nella penisola iberica, e conferma l’impegno sulla viabilità diretta verso l’Oceano.

Manfred Schmidt discute il miliario romano dedicato Neroni Claudio, con ascendenti e titolatura compresa la designazione al III consolato; fu rinvenuto nei pressi di Hasta in Baetica. La sua indicazione di 222 miglia fa riferimento alla distanza da Emerita Augusta come caput viae sulla grande strada che in Lusitania continuava la Via de la Plata raggiungendo Gades (Cadice). Inconsueta è la titolatura di Nerone in dativo: solo tre esempi in tutto l’impero romano sono conosciuti come miliari di Nerone e tutti provengono da questo percorso.

Per quanto riguarda le carriere senatorie, Giuseppe Camodeca raccoglie tre iscrizioni, alcune inedite. Si segnala il cursus honorum di un senatore di I secolo da Nuceria Alfaterna e un consolare onorato nel foro di Atella.

Di grande interesse per studiare la mentalità dell’aristocrazia pagana tardoantica è l’espressione studiata da Stefano Rocchi, Avorum vestig[ia] recolens da CIL VIII 24104 da Culusa in Africa proconsolare, nell’età di Onorio e Teodosio II, che ricorda il restauro di statue innalzate agli antenati; l’espressione andrebbe meglio confrontata con formule analoghe contemporanee, come quella di Uchi Maius, avito honore suffultus pochi anni prima, nell’età di Valentiniano e Teodosio. Si deve rimandare anche a Pheradi Maius, con l’espressione vestigia ponam, nella rilettura dell’iscrizione fatta da Samir Aounallah e Frederic Hurlet.

Heikki Solin pubblica o ripubblica 11 iscrizioni di Capua, schedate dall’autore tra il 2009 e 2010 nel Museo Archeologico. Si segnala la possibile condizione senatoria di alcuni personaggi. Altri nuovi apporti sono legati all’epitaffio di un presbitero del VI secolo, forse di origine africana.

Più novità abbiamo sulla carriera equestre: Tiziana Carboni analizza l’interpretazione di un’espressione utilizzata nell’iscrizione incisa sul monumento funerario urbano di L. Magius Pius, ≪ex equite Romano≫. E’ possibile dimostrare che questa espressione, nota soprattutto da fonti epigrafiche, definisce qualcuno che per ragioni non sempre determinabili è uscito dall’ordo equester.

Ad un cavaliere si riferisce la dedica studiata da Simone Ciambelli, che propone una nuova lettura del testo inciso sulla base monumentale frammentaria rinvenuta a Sarmizegetusa ed edita da Ioan Piso: la proposta di una nuova integrazione permetterebbe di identificare il collegium fabrum come dedicante dell’intero monumento innalzato nell’area di accesso al foro con la statua del procuratore Tertullo durante il principato congiunto dei primi tre Severi

Se passiamo al capitolo di magistrati municipali, Carlo Molle pubblica un blocco iscritto proveniente da Interamna Lirenas relativo al sepolcro del quattuorviro M. Ovius M. f. e di due liberti della sua famiglia. La scoperta offre l’occasione per un’indagine prosopografica sugli Ovii e per proporre un quadro generale dei numerosi magistrati, sacerdoti e patroni.

Giulio Ciampoltrini presenta il calco cartaceo di un frammento iscritto ritrovato nel 1929 fra il torrente Bruna ed il torrente Sovata col titolo di praetor Etruriae. Si può accertare l’attribuzione del territorio di provenienza all’ager maremmano di Vetulonia (confinante con Roselle), forse rifondata in età post-sillana. Si tratterebbe di una dedica sacra, posta da un personaggio che aveva rivestito la carica di praetor Etruriae subito dopo una magistratura municipale, nei primi decenni del I secolo d.C. Si tratta di una magistratura panetrusca che conosciamo anche come praetor Etruriae XV populorum, nota anche nei secoli successivi.

All’aristocrazia provinciale, sia pure di origine libertina, ci portano Marta Gómara Miramón, Oscar Bonilla Santander, Angel Santos Horneros e Miriam Pérez Aranda che studiano cinque epigrafi situate nella villa romana di Piecordero I in Navarra; esse indicavano il nome del proprietario della villa in epoca flavia: L. Grattius, un possibile liberto che faceva parte della classe dirigente del municipio romano di Cascantum, interessato alla produzione di vino nel Conventus Caesaraugustanus.

Maurizio Giovagnoli arriva all’identificazione di CIL XI 2604 con CIL VI 29735 correggendo la trascrizione dell’epigrafe incisa su una tavola marmorea con cornice di forma rotonda, probabilmente un clipeus appartenuto a un sarcofago di un esponente dell’aristocrazia laziale:

Fulvio Oliva presenta un nuovo documento relativo ai liberti della gens Norbana in età augustea in ambito urbano.

Francesco Mongelli, a partire dall’edizione della iscrizione sepolcrale inedita di Q. Tertinius Faustinus, miles frumentarius della legio XXII Primigenia, databile in età severiana, propone alcune ipotesi sulle ragioni della presenza del soldato deceduto nel territorio canosino, forse prima di imbarcarsi da Brundisium. Con l’occasione si propone un quadro completo dei frumentarii presenti in Italia.

Per la vita religiosa posiamo spingerci fino all’Africa Proconsolare: in vista della pubblicazione del volume sul Saturno di Thignica, attualmente in avanzato stato di preparazione, Alberto Gavini, presenta tre iscrizioni inedite riconducibili al culto di Saturno praticato dai Titurnii, Postumii, Attii. Di grande interesse l’esame degli elementi decorativi, compreso l’arcaico segno di Tanit.

Il culto di Plutone Augusto – dio con caratteristiche peculiari in Africa – è studiato nell’articolo di Maria Bastiana Cocco, che descrive una base forse proveniente dall’area del santuario dedicato a Dis e Saturnus: si ipotizza che questo Plutone, assimilato a Dite, possa esser connesso al Frugifer che ha dato il suo nome al municipio severiano.

Tra le recensioni si segnala la rinnovata attenzione ai culti orientali in Africa: Alberto Gavini commenta il bel volume di Laurent Bricault – Jean-Pierre Laporte, Le Serapeum de Carthage. Martyna Swierk studia il materiale epigrafico estremamente abbondante dalla Cartagine romana; si tratta di oltre tremila iscrizioni, il 5% onorarie specie di età antonina e il 4,8% votive e gli innumerevoli epitaffi (il 72%), che costituiscono una documentazione diretta della vita quotidiana della comunità locale; la lingua greca è documentata in 31 iscrizioni (8 bilingui).

Helena Gimeno, Javier Velaza presentano una placca votiva da Riotinto (Huelva) dedicata a Salagin, un nuovo teonimo indigeno, probabilmente turdetano o iberico, ricordato in età augustea su un ex voto litico posto da un Iuncus Varrenûs Pro salute Burdonis · vovit.

Eugenio R. Luján – Aranzazu Fernández López correggono la lettura di un’iscrizione sacra di età repubblicana incisa su un profondo vaso d’argento concavo ritrovato nella provincia Betica interna, con un dativo, Silvano te gratia, probabilmente un antroponimo non seguito da un mihi.

Chantal Gabrielli precisa che l’iscrizione posta da Ti(berius) Cl(audius) Glyptus proviene dal larario di una domus di Saena Iulia; novità anche sui due patroni proc(uratores) sumar(um), con mansioni finanziarie e contabili nonché di supervisione delle attività produttive su una proprietà terriera del dominus.

Se passiamo alle funerarie, Michel Christol ricompone il recinto di un monumento funerario di Beziers, che ricorda il ruolo attivo svolto da Calidia Aucta, per proteggere un’ampia area sepulcralis di cui ha ricevuto piena responsabilità per testamento.

Silvia Tantimonaco si occupa della presenza di formule votive nelle iscrizioni funerarie latine, concentrandosi su un gruppo di epitaffi dell’Africa romana che recano formule del tipo votum solvit, in bilico tra sfera sacra e sfera sepolcrale, relazionandole con il culto locale di Saturno, che possedeva un carattere escatologico.

Annalisa Capurso e Valentina Uglietti presentano una stele centinata semplice rinvenuta a Reggio Emilia che menziona un mestiere poco attestato epigraficamente, circumlator, relativo al commercio ambulante.

Francesco Garamanti discute la tabula epigrafica inedita che apparteneva alla grande camera sepolcrale 12 piedi per 12 dei liberti del sepolcreto Salario.

Possiamo aggiungere il frammento di epitaffio di un Vecillius da una villa rustica in territorio di Telesia nel Sannio pubblicato da Carmine Mocerino.

Antonio Corbo contribuisce ad arricchire lo studio sul patrimonio epigrafico del comune di Ponte (Benevento) con cinque nuove acquisizioni di tituli sepulcrales.

Romano Cordella e Nicola Criniti presentano un quadro di sintesi sulla drammatica situazione del patrimonio culturale di Norcia e Valnerina nella Sabina settentrionale a quattro anni dal sisma del 30 ottobre 2016. Tra tutti i documenti citiamo l’epitaffio posto da Valeria Creusa ai genitori C(ai) Valerius Primigenius et Volusia Synethes, oggi a Spoleto ma da Preci. L’attenzione è rivolta anche alle fonti codicologiche vecchie e nuove tra cui un manoscritto ottocentesco appartenuto all’infaticabile Thomas Ashby.

Edoardo Radaelli, Ilaria Gabrielli e Federica Lamonaca analizzano un gruppo di 76 iscrizioni pagane inedite conservate nella catacomba dei SS. Marcellino e Pietro ‘ad duas lauros’ al terzo miglio dell’antica via Labicana (attuale via Casilina) a Roma.

Lucia Rainone prende in esame 34 epigrafi funerarie latine pagane appartenenti alla collezione musealizzata nel chiostro della basilica romana di San Lorenzo fuori le mura.

La nota di Umberto Soldovieri ci conduce ad un lontano ritrovamento di alcune cupae a Montefusco, in provincia di Avellino con tre epitaffi, uno dei quali ricorda C. Egnatius Saturninus onorato dalla sposa Seppia Secunda e dal figlio C. Egnatius Saturninus.  Restiamo sulle cupae con Alfredo Buonopane che ci porta alla Regio II, Apulia et Calabria: tre iscrizioni inedite, provenienti dal territorio dell’antica Compsa in Irpinia; è notevole l’attestazione nel IV secolo del cognome femminile Sabbatis, di origine semitica e raramente attestato fuori di Roma e di Ostia: è portato da una Aurelia, misera mater di Aur(elius) Paulus.

Sabino Perea Yébenes e Raul González Salinero attribuiscono ad ambito ebraico l’urna cineraria di probabile provenienza urbana di Iulia Sabbathis, che ora viene studiata nei suoi aspetti iconografici ed epigrafici e collocata in età flavia o traianea, dopo la distruzione di Gerusalemme da parte di Tito.

Enzo Puglia riconsidera il carme funerario cristiano di Vico Equense studiato su Epigraphica del 2019 da Mario Pagano e Antonio Vanacore:

Da questo luogo, Albino, si levi il tuo corpo nel cielo

quando l’Onnipotente concederà che sia vinta la morte.

Tu, grande per i tuoi meriti, per ogni dove sereno vaga

e nei suoi possedimenti t’accolga il Padre pastore

Alla farmacopea sono dedicati tre significativi interventi: Lisa Maraldi e  Daniela Rigato analizzano un graffito su coppa in terra sigillata tarda (un mortaio) dalla Biblioteca Malatestiana di Cesena, con un esplicito riferimento alle erbe medicinali. Adriano La Regina presenta la trascrizione dell’iscrizione su frammento di tegola rinvenuta a Pietrabbondante. Il testo è parte di una ricetta per la composizione di un farmaco contenente papaver nigrum o silvaticum.

Eoin O’Donoghue, Anthony Tuck e Rex Wallace studiano un frammento di ceramica arretina col bollo di L. Gellius dalla provincia di Siena.

Alfredo Valvo chiarisce il contenuto di una lettera di Theodor Mommsen forse a Pietro da Ponte che segue quella a Pietro Emilio Tiboni, presidente dell’Ateneo di Brescia, datata l’11 giugno 1871 e presenta una lunga minuta di Studii Osci attribuita al Mommsen e datata 1845.

Tra le altre recensioni, Maria Letizia Caldelli presenta Silvia Braito, L’imprenditoria al femminile nell’Italia romana: le produttrici di opus doliare; Paolo Garofalo discute Alejandra Guzmán Almagro, La Orthographia alphabetica de Aquiles Estaço. Cristina Pepe presenta Heikki Solin (a cura di), Studi storico-epigrafici sul Lazio antico II, Societas Scientiarum Fennica, Helsinki 2019, opera curata anche da due studiosi di scuola finlandese (Mika Kajava e Pekka Tuomisto) ed altri di scuola italiana (Giuseppe Camodeca, Gianluca Mandatori e Umberto Soldovieri), da anni impegnati in ricerche sul vastissimo patrimonio epigrafico del Latium adiectum. Pubblichiamo infine una recensione al bel volume Fiscalità ed epigrafia nel mondo romano, a cura di Cristina Soraci che inaugura la collana Bibliotheca aperta, per le edizioni de ≪L’Erma≫ di Bretschneider: il risultato è una riflessione a più voci, condotta con intelligenza e in profondità, sul tema difficile del contributo che la documentazione epigrafica può dare alla conoscenza della complessa organizzazione fiscale nel mondo romano, con l’evidente vantaggio di cogliere aspetti di dettaglio non considerati in altre fonti. Con tutti i limiti della documentazione epigrafica, ma anche con le potenzialità di un metodo di indagine capace di metterci in comunicazione diretta con il mondo antico.

Vorrei guardare ora al futuro rileggendo le belle parole del nostro Maestro. Scriveva alcuni decenni fa Giancarlo Susini, ben prima di facebook, quasi una profezia che vediamo compiersi sotto i nostri occhi, allargando progressivamente gli orizzonti della nostra disciplina: <<Vien fatto di porsi – proprio perché Epigraphica si è aperta ad interrogativi sulla classificazione e sul divenire del sapere – un altro quesito. Come si esprimeranno “epigraficamente” gli uomini del futuro ? Forse, mi vien fatto di supporre, esisteranno meno lapidi gloriose, invece più messaggi baluginanti (in connessioni diverse con il linguaggio delle immagini, quindi in sintonia con gli schermi). Forse scriveranno di meno, nelle epigrafi (cioè in pubblico e con intenzioni durevoli) le strutture statuali; scriveranno di più gli uomini associati nelle fedi, nelle clientele, nelle imprese. Forse saranno comunque e per sempre i protagonisti del potere a gestire il potere pubblico. Epigraphica è aperta a registrare ed a discutere – come durante il suo mezzo saeculum – ogni rivolgimenti del modo di pensare e dei modi d’usare del messaggio iscritto: dal profondo delle storie, in avanti>>.